Partire per ricominciare
❮❮ Coraggio, lasciare tutto indietro e andare
Partire per ricominciare
Che se ci pensi siamo solo di passaggio
E per quanta strada ancora c'è da fare
Amerai il finale ❯❯
Così cantava qualche anno fa Cesare Cremonini nella sua Buon Viaggio, e chissà a quale viaggio della sua vita si stesse riferendo. Ad ogni modo, quelle parole hanno del vero anche per noi che lo scorso 7 giugno abbiamo deciso di intraprendere come famiglia un viaggio un po’ particolare: partire come missionari laici fidei donum della Diocesi di Milano per tre anni a Pucallpa, nella verde Amazzonia peruviana.
Ci è servito coraggio, nel senso di un agire del cuore (cor in latino); valutando solo con la testa difficilmente avremmo preso questa scelta. Tuttavia, questa volta si è trattata di una partenza meno spensierata di quelle fatte nel 2011 (Kumar) e nel 2013 (Marta), quando siamo partiti per la nostra prima esperienza missionaria di due anni in Zambia. Con noi ora c’è anche Letizia, la nostra bimba di un anno e mezzo, e di certo la sua presenza ha richiesto qualche riflessione in più prima di metterci in viaggio.
Ma perché scegliere di partire nuovamente, come famiglia?
❮❮ Crediamo che la nostra prima missione sia questa: essere famiglia dentro una comunità, attualmente quella di Pucallpa. ❯❯
Da un lato è vero che partire per la missione vuol dire “lasciar tutto indietro e andare“ (anche se in maniera temporanea, nel nostro caso). Avevamo un lavoro, una casa, una realtà parrocchiale in cui eravamo impegnati, gli affetti e gli amici più cari: insomma, si può dire che non ci mancasse nulla. Dall’altro, sentivamo che accettare una nuova partenza ci avrebbe permesso di rimetterci in gioco come famiglia e come cristiani, di tornarne più arricchiti, Letizia inclusa.
“Partire per ricominciare”: ovvero, un ricominciare per saper ritornare. La missione è ciò che ci ha fatti incontrare come coppia e da sempre abbiamo desiderato che la nostra famiglia avesse uno stile missionario.
Questa è per noi l’opportunità di sperimentarlo e capire, soprattutto, come riportarlo a casa.
Quando ci è stata fatta la proposta di partire e illustrato il progetto, un dettaglio ci ha subito colpiti: il Vescovo di Pucallpa chiedeva che la famiglia missionaria uscente fosse rimpiazzata non da un giovane, ma da un’altra famiglia. Nella realtà pucallpina dove la cosiddetta “famiglia tradizionale” è pressoché inesistente e i nuclei familiari scoppiano e si ricompongono molto velocemente, il Vescovo ritiene che serva la testimonianza di una famiglia che viva come tale. Crediamo che la nostra prima missione sia questa: essere famiglia dentro una comunità, attualmente quella di Pucallpa. Riteniamo inoltre che questa sia la conditio sine qua non per portare avanti i progetti che ci vengono affidati. Siamo consapevoli di essere “solo di passaggio” in questo angolo di mondo: ci auguriamo però che questo passaggio possa portare frutto a noi e alla gente che incontreremo qui e in Italia, una volta rientrati.
Nel nostro essere semplicemente famiglia in terra di missione, stiamo scoprendo di avere una grande, inaspettata risorsa: nostra figlia Letizia. Non neghiamo che la gestione di una bimba piccola in un contesto in cui ci troviamo lontano dai nostri affetti talvolta rappresenti una sfida. Allo stesso tempo, ci rendiamo conto che Letizia, inconsapevolmente, ci aiuta a metterci in relazione con le persone, ci rende più vicini alla gente: è lei la prima che cercano, che salutano. Tutti sono davvero molto premurosi nei suoi confronti e spesso le persone si avvicinano a noi anche solo perché c’è lei, dandoci occasione di chiacchiere e conoscenza. La vera missionaria in famiglia è lei!
Di strada qui ancora ce n’è da fare. Ameremo il finale?
Chissà, per ora ci è sufficiente amare il presente!
di Marta, Kumar e Letizia Galbiati