Balla coi lupi: l’umana missione del tenente John | Il film del mese

Con un film che gli valse sette Oscar, Kevin Costner ha ribaltato i canoni del western parlando di amicizia, spiritualità, curiosità e integrazione

Durante la Guerra di secessione americana il tenente nordista John Dunbar (Kevin Costner) decide di abbandonare la civiltà e di andare a vedere la frontiera prima che scompaia. Il contatto diretto con la tribù dei Sioux porta John, inizialmente restio e poi affascinato da una vita a stretto contatto con la natura, a maturare un sentimento di stima verso gli indiani (da cui sarà ribattezzato “Balla coi lupi”) e a scegliere di schierarsi contro la violenza e la sopraffazione dei bianchi.

 

Un esordio trionfante

Balla coi lupi fu il grande esordio alla regia di Kevin Costner che volle a tutti costi portare sul grande schermo una storia tratta dall’omonimo romanzo di Michael Blake, confrontandosi con il genere western seppure non fosse più in voga a Hollywood.

Il film ebbe tuttavia un enorme successo (trionfò agli Oscar con sette statuette conquistate: miglior film, regia, sceneggiatura, colonna sonora, montaggio, fotografia e sonoro) proprio perché riuscì a portare una ventata di freschezza, ribaltando i canoni classici di un genere che solitamente produceva film epici e Kolossal. Balla coi lupi, infatti, si concentra su qualcosa di più profondo, di filosofico e spirituale: indaga nel cuore di un uomo che si lascia trasportare dalla curiosità di conoscere l’altro. L’altro, in questo caso, è una cultura diversa, una comunità che sta creando problemi all’uomo bianco, indiani nativi che sembrano essere diventati una minaccia.

Lupi, paesaggi e indiani

Il tenente John Dunbar viene spedito in un vecchio fortino abbandonato per essere più vicino possibile agli indiani. Prima di avere i primi incontri con loro, però, tesserà un curioso rapporto con un lupo selvaggio.

Durante questo periodo di solitudine e di attesa, John ha modo di ricostruire parte del forte abbandonato e, ormai lontano dai campi di battaglia, arriva alla consapevolezza di voler vivere in armonia con il mondo, ma soprattutto con gli altri uomini. Il primo segnale che conferma questa ritrovata umanità del tenente è proprio il modo in cui cerca di esprimersi con il lupo, che spesso viene a fargli visita. Successivamente, vedremo come cercherà di entrare in simbiosi con gli indiani, di apprendere la loro cultura devota alla natura, cercando di imparare la loro lingua e insegnando loro la lingua inglese.

I paesaggi del South Dakota sono splendidamente fotografati da Dean Semler: immagini evocative e sublimi, esaltate da una splendida colonna sonora. Nonostante i suoi intenti poetici, legati a un lirismo visivo non indifferente, Balla coi lupi mostra delle scene di battaglia incredibilmente spettacolari.

Un western dai grandi temi

Balla coi lupi ha significato moltissimo per le comunità dei nativi, raccontando della vergognosa situazione di una comunità vittima dell’indigenza, ricordando il genocidio di un popolo da parte di una civiltà spietata che si arrogava il diritto di autodefinirsi superiore. Kevin Costner realizzò un film sull’integrazione, sulla spiritualità, sull’amicizia, sull’amore e sulla curiosità, valori che a tutti gli effetti sono un ponte capace di creare una connessione ideale tra tutti gli esseri umani.

Balla coi lupi è, quindi, la storia esemplare di come un uomo ha portato avanti la sua missione, intesa come l’impegno a entrare in simbiosi rispettosa, in dialogo con culture e persone che vivono ai margini della società, comprendendo il loro reale valore e raggiungendo, inoltre, la consapevolezza dell’importanza di preservare le comunità indigene, dovendo, però, fronteggiare una società in contrasto con la diversità, pronta a spazzare via chi è d’intralcio al (falso) progresso, osannato ieri tanto quanto oggi.

 

Di Matteo Malaisi
Esperto cinematografico