Come una canzone allegra

I desideri, i sogni, le aspettative di un giovane in attesa di partire per un'esperienza estiva in missione. Tra valigie da preparare e quella sensazione di essere a un punto di svolta della propria vita

❮❮ Partirò
non mi bastano tutte le certezze che ho
cerco qualcuno che
mi dia una mano a regalare tutto di me. ❯❯

Questo è il ritornello della canzone che ho iniziato a cantare da marzo scorso, da quando ho scoperto la mia destinazione di quest’estate. Per tutto l’anno, durante i weekend di Giovani e Missione (GM), ho condiviso con i miei compagni il sogno di partire, la curiosità sui posti che avremmo visitato: gli animali e le piante, la lingua, il cibo, le persone, i missionari… E poi l’attesa si è conclusa: andrò in Africa, precisamente in Ciad! Inizialmente non sapevo neanche dove fosse, poi l’ho trovato sul planisfero, al centro del continente africano, vicino al Camerun e al Sudan e per metà occupato dal deserto del Sahara. Guardando meglio mi sono accorto che non solo è al centro, ma è proprio il cuore. Il cuore dell’Africa, il cuore del mondo.

Sogno? Sì e mi piace pensarla così.

In Ciad andrò con un altro ragazzo, Martino, con cui so che stringerò un legame forte. Ho scoperto di condividere con lui la passione per la natura e la poesia, il resto sarà tutto da scoprire. In Ciad abiteremo in due villaggi nel sud del Paese, distanti circa 16km l’uno dall’altro, precisamente Tikem e Kupor;  avremo tanta strada da fare per raggiungerli dalla capitale N’Jdamena, quando vi arriveremo il 25 luglio.

 

In foto: veduta dei dintorni di Tikem, Ciad

Veniamo alla trepidante attesa. Il ritornello di quella canzone risuona dentro di me, il mio cuore la canta quasi ogni giorno e sogna i luoghi, ma soprattutto i volti delle persone. L’immaginazione corre, so che non sarà come me lo aspetto. In tutti questi anni ho sempre avuto un’idea di missione, più che altro fantasie alimentate da racconti e storie lette o ascoltate, ma adesso sento che mi sto avvicinando alla realtà. Come sarà? Da vivere. Ho pronto tutto: biglietti, libretto per le vaccinazioni, passaporto (a breve il visto), vestiti e valigie… Eppure, a chi mi domanda se sono pronto, rispondo che più passa il tempo e più mi accorgo di non esserlo affatto.

Ma in che senso? Fino a qualche mese fa ero molto più consapevole, quasi non vedevo l’ora. Nei mesi scorsi, pensando alla missione, mi capitava perfino di sorridere da solo. Adesso, invece, sebbene il desiderio sia sempre ben presente e più che mai vivo, dentro di me tremo e sento di voler custodire tutto nel silenzio. Non sarò mai pronto, è un’esperienza più grande di me, è un’esperienza di una cultura completamente diversa dalla mia. È esperienza di Dio, senza giri di parole.

Ma non mi perdo in cose più grandi di me e cerco di fare come mi hanno insegnato durante gli incontri di formazione, preparandomi con uno spirito pronto ad affidarsi, cercando di fare spazio per accogliere il più possibile, per accogliere tutto, senza misura. Il cammino di Giovani e Missione mi ha insegnato l’arte di scavare in profondità e, come scrive un poeta francese, fare come fanno le radici: come loro / scavo nel buio / e ne riporto di che / offrire lavoro / alla luce. Guillevic, Art poétique, 154. Oggi mi preparo ripensando al lento lavorìo fatto insieme ai miei compagni nei mesi scorsi (con profonda gratitudine agli animatori di GM per la cura di ogni particolare), e così so che non ho da temere.

 

In foto: un momento di preghiera nel villaggio di Kupor, Ciad

Fidarsi… non ci sono istruzioni, è faticoso e non si sa come fare. Però che bellezza, se ci pensiamo bene: possiamo fidarci, nella libertà dell’amore! Fiducia, ma soprattutto fede. Quella fede tante volte chiesta nei Vangeli, quando Gesù stesso dice: “Non temere, solo abbi fede” o “Coraggio, la tua fede ti ha salvato”. Paura e coraggio. Lui conosceva bene l’attimo di paura che tutti provano prima di fidarsi di una parola o di un gesto. Perché l’animo umano è sempre quello, anche a distanza di 70 generazioni: certe dinamiche interiori non sono cambiate, neanche oggi che siamo arrivati a fare i pagamenti con Satispay… E comunque chi non avrebbe un po’ di paura?

Come vivo questi giorni prima della partenza? Alla grande: cammino con la mia famiglia e le tante relazioni di bene che porterò in missione. Cammino nella spontaneità. Mi sento come una canzone che sa essere allegra, profonda e leggera allo stesso tempo.

Aspettative? Certamente qualcuna, ma non punterei su quelle, quanto su quel vuoto che mi lascia una sana inquietudine di fondo. Ai miei compagni di missione e a quanti quest’estate partiranno per altre esperienze di servizio va il mio pensiero: gustatiamoci tutto e torniamo insoddisfatti per le ingiustizie che sono nel mondo. Lasciamo che la missione indirizzi la nostra vita a quel di più, quella pienezza con la quale essere un tutt’uno per sempre.

 

di Tommaso Albanese
Giovani e Missione 2023-2024

 

In foto: padre Francisco da Silva, missionario del Pime, a colloquio con un uomo nel villaggio di Tikem, Ciad