Abuso e consumo

Un romanzo distopico racconta le vicende di un missionario del futuro su Marte. Ma parla dei disequilibri che già oggi alcuni vivono

Che ne direste di un unico grande social network? Un algoritmo che conosca ogni piccolo particolare delle nostre vite, da quelli economici alle nostre preferenze estetiche, fino allo stile di vita a cui siamo più affini, che ci dica chi possiamo o non possiamo frequentare a seconda di quanto gradimento ne trarremmo, e che ci suggerisca persino le decisioni da prendere? Anzi, che le prenda al posto nostro risparmiandoci la fatica? Siamo così distanti da questa realtà?

Benvenuti su Marte, un pianeta governato da algoritmi

Immaginiamo: anno 2511. Siamo in uno scenario simile a quello preannunciato da Joseph Ratzinger, “una Chiesa piccola e non più in grado di abitare molti degli edifici che aveva costruito nella prosperità”, in cui i sacerdoti devono trovare un lavoro per mantenersi.  Don Marco Garegnani, prete lombardo di 35 anni al suo primo mandato nella diocesi di Città del Messico, riceve dal Papa l’incarico di andare su Marte, pianeta che ormai da anni è stato colonizzato dall’umanità.

Sul Pianeta Rosso si scontra con Network Cosmo, un asettico algoritmo con le sembianze di un gigantesco social che regola ogni aspetto della vita degli abitanti, dai passaggi di proprietà alle relazioni affettive. Basandosi su di esso, la società è fondata non sul concetto di famiglia, ma su quello di Gente; colui che ne governa una, detto capostipite, può decidere di acquistare e venderne i membri, a seconda del bisogno. Un contratto di lavoro può prevedere l’acquisto formale del lavoratore da parte del “datore di lavoro”, il capostipite. Le Genti piccole spesso non sono in grado di proporlo per mancanza di mezzi, mentre quelle più facoltose fagocitano voracemente affiliati. Appartenere a una Gente può essere più o meno vantaggioso in termini di rating sociale, un valore numerico che decreta il tuo “livello” di credibilità e autorevolezza sul pianeta. Lo status di un lavoratore all’interno di una Gente può mutare nel tempo, spaziando da semplice subordinazione a forme molto simili alla schiavitù. Ma in generale è sempre più conveniente che rimanere Senza-Gentilizio, cioè non appartenere a nessuna Gente. Ciò, di fatto, equivale a non esistere, a essere scartati dalla società.

I Romeo e Giulietta del Pianeta Rosso

Don Marco si muove in una New Rome, la città marziana simbolo dell’epoca, che è l’emblema di questo sistema. Qui la sua storia, per ragioni di lavoro, si intreccia a quella di Jupiter Pendragon, il rampollo della più importante Gente dell’emisfero australe del pianeta, e le loro vite rimangono poi legate in modo indissolubile; sarà proprio grazie all’incontro col prete lombardo che il ragazzo comprenderà, tra le altre cose, di essere innamorato di Nadira, una ragazza che ha smesso da poco di far parte del suo gruppo di amici a causa dell’abbassamento del suo rating sociale. Decretato sempre dall’onnipotente algoritmo.

È così che lo strapotere di Network Cosmo genera disequilibri tra persone, tanto da rendere alcune più persone di altre. Questo porta coloro che sono ritenuti “inferiori” a non fidarsi più di sé stessi o della realtà, ma solo di ciò che Cosmo dice e comanda. Si convincono che abbia sempre ragione. Da qui nasce un desiderio spasmodico di assecondare il volere della rete (i follower, i like) per incrementare il proprio rating sociale, dal momento che questo condiziona qualsiasi aspetto delle relazioni. Come se la popolarità su un social potesse decretare con chi abbiamo o no il diritto di parlare nella vita reale.

Il ruolo della Provvidenza

Don Marco si inserisce in una realtà che fatica a comprendere, molto diversa da quella da cui è partito, e lì condivide la sorte dei piccoli in un mondo di dis-equilibri, in cui pochissimi detengono le redini del gioco. Questa storia, raccontata nel romanzo “Abuso e consumo” (attualmente in crowdfunding su bookroad.it) porta alle estreme conseguenze alcuni fenomeni e temi che sono particolarmente attuali: la difficoltà a intessere relazioni, la solitudine di giovani e anziani, l’illusione della parità di genere, l’utero in affitto, la dipendenza da dispositivi elettronici, l’incapacità di comprendere il concetto di limite, l’importanza che dati e algoritmi rivestono ormai nelle nostre vite…

Scontrandosi con questi disequilibri, come gli era stato preannunciato dai suoi superiori, don Marco sperimenta solitudine, frustrazione e sconforto, proprio come succede a tanti missionari nel mondo. Anche quando tutto lo potrebbe indurre allo scoramento, ciò che lo sostiene sono il Signore, la fedeltà alla preghiera e l’eucaristia quotidiana, oltre che il sostegno dei confratelli e dei fedeli, anche se pochissimi. In una di queste circostanze, il suo vescovo lo rinfranca così: «Questa è la vocazione di essere sacerdote: riconoscersi inadatti, debitori, incapaci di svolgere il ministero a noi affidato e, proprio per questo, abbandonarci a Dio. La messe è molta, gli operari sono pochi, è così e così sempre sarà, ma in modi imperscrutabili che a noi creature non è dato di sapere, anche grazie alle nostre mani, la Provvidenza agisce.» Una frase che vale su Marte del 2511 come sulla Terra del 2023.

 

Di Andrea Brambilla
dottorando in Educazione nella Società Contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e professore presso l’Istituto “Lina Mandelli” di Usmate

 

È possibile preordinare una copia di Abuso e consumo su bookroad.it