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07/02/2023
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Azzeratori di disuguaglianze pt.1: lo straniero | Secondo le scritture
Nel Deuteronomio Mosè consegna a Israele un comando specifico: amare lo straniero. Una richiesta legata alla giustizia che ci fa vedere uno scorcio dell'amore divino per ogni uomo
Papa Francesco ci invita ad essere “tessitori di comunione, azzeratori di disuguaglianze”; vorrei partire proprio da queste poche ma dense parole per provare a rintracciare nella Scrittura, nella tradizione e nella Dottrina Sociale della Chiesa qualche spunto che possa aiutare la riflessione sul tema della disuguaglianza, tema sempre urgente e mai soddisfatto.
Partiamo proprio dalla Bibbia, da quello che noi cristiani chiamiamo “Antico Testamento” o, come io preferisco, “Primo Testamento” per non rischiare di cadere nella tentazione di considerarlo vecchio o superato. Qui rintracciamo alcune categorie di persone che vengono, in più parti, presentate come necessitanti di aiuto e rispetto: l’orfano, la vedova e, in modo particolare, lo straniero.
❮❮ Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra nuca; perché il Signore vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all'orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d'Egitto. (Dt 10, 16-19) ❯❯
Il libro del Deuteronomio è l’ultimo del Pentateuco ed è una sorta di testamento spirituale che Mosè lascia al suo popolo. Difatti coincide con le parole che egli rivolge al popolo d’Israele nell’ultimo giorno della sua vita, con la Terra Promessa che fa capolino all’orizzonte ma che, per lui, resta irraggiungibile, sognata.
Mosè, colui che libera gli Israeliti dalla schiavitù egizia e li costituisce come popolo, tra le tante parole che affida ai suoi fratelli, decide di sottolineare la necessità di praticare la giustizia concentrandosi non tanto su azioni generiche, quanto su fattispecie concrete e comuni.
Ma l’uomo non può farcela da solo, ha bisogno di un aiuto che gli venga dall’alto; ed ecco allora il richiamo alla circoncisione del cuore: si tratta di un invito alla conversione che ha origine nella vicenda del patriarca Abramo e trova eco fino alle più recenti predicazioni profetiche. Tale conversione non sarebbe però possibile se non vi fosse un dono che precede e dischiude la possibilità di aderirvi: l’alleanza voluta da Dio, un Dio che in prima persona provvederà a circoncidere i cuori, come Mosè affermerà qualche capitolo più avanti, rendendo così possibili la conversione, l’ascolto della voce del Signore e la messa in pratica di tutti i comandi consegnati (cfr. Dt 30, 6).
Una volta, quindi, che Mosè ha esortato alla conversione, passa ad elencare alcune caratteristiche del Signore fino a citare la giustizia, Mishpat, che egli amministra con imparzialità ed equità come si confà ad un bravo Re. E se sulle prime due categorie, l’orfano e la vedova, Mosè non si dilunga, pare invece sottolineare la figura del forestiero. Ger in ebraico, è colui che è straniero ma risiede stabilmente in un luogo, senza avere le stesse garanzie di un autoctono (terra per il sostentamento e pieni diritti).
Ed è interessante che qui non si chieda di praticare in generale la giustizia verso il forestiero, ma si declini tale necessaria attenzione in tre opere: amare, dare pane e dare vestito. Nell’amore emerge tutta l’unicità del popolo d’Israele; se in molti testi degli altri popoli del Vicino Oriente Antico si ritrovano leggi che intendono tutelare lo straniero, in nessuno di questi si esorta ad amarlo; anche solo per il fatto di esserci passati per primi, di essere stati per primi degli stranieri in terra d’Egitto. Il tema del ricordo della situazione precedente e dei gesti compiuti da Dio in favore del suo popolo, è centrale in tutta la tradizione post-esodica.
Questo Dio che da poco è diventato “ufficialmente” il Dio di Israele non solo ha dichiarato il suo amore geloso e totale per questo piccolo popolo, ma subito ci fa sapere che si impegna a fornire a chi non è israelita pane e vestito, ovvero il sostentamento per l’oggi e la protezione per il futuro; ci dice che il suo cuore è più grande, che il suo abbraccio è più vasto e il suo amore è per tutti.
Di Valentina Venturini
teologa ed educatrice presso la sede di Busto Arsizio dell’Ufficio Educazione Mondialità
Nei prossimi articoli
La seconda e terza parte di questo contributo si concentreranno sul tema dei disequilibri nell’episodio della vedova (Mc 12, 41-44) e sul Discorso della Montagna (Mt 5, 1-12).
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“Secondo le Scritture” è la rubrica di taglio teologico che esplora la Bibbia in cerca dei temi che, mensilmente, scegliamo di affrontare.