La giornata del volontario del Servizio civile

Arianna e Anita, volontarie del Servizio civile al Centro Pime, raccontano le loro giornate tipo. Esperienze di incontro e di vicinanza con le periferie geografiche e dell'umano, ma anche di grande crescita personale

Ciao! Siamo Arianna e Anita, volontarie del Servizio Civile rispettivamente nell’Ufficio Progetti e nell’Ufficio Educazione Mondialità del Centro Pime di Milano.

Ripensando a questi primi otto mesi di Servizio civile, realizziamo che di fatto sono per noi la prima esperienza simil-lavorativa che ci impegna per un periodo così prolungato. Quando ci siamo candidate non avevamo la percezione di molte cose che stiamo man mano scoprendo, riguardo noi stesse e il mondo del lavoro. Questo tempo continua a rivelarsi costellato di sorprese e scoperte: è la dimostrazione che Servizio Civile significa mettersi a disposizione della comunità, e che in cambio si riceve molto!

In particolare, l’aspetto formativo, a tutto tondo, ci sembra la parte più rilevante del nostro Servizio Civile, che ci sta fornendo reali spunti su chi siamo, chi vogliamo diventare e come ci rapportiamo al mondo lavorativo, in particolare a quello del terzo settore.

Ma nel concreto, cosa significa fare il Servizio civile al Pime?

La giornata di Arianna nell'Ufficio Progetti

Essendo piemontese, il servizio civile a Milano per me ha voluto dire innanzitutto una cosa: pendolare. La mia giornata tipo da volontaria inizia con treno e metro per arrivare fino al Centro Pime, che è ormai diventata la mia seconda casa: spesso mi fermo a studiare nella Sala lettura della Biblioteca, nelle pause mi piace sbirciare le novità del Negozio Pime e godermi un buon caffè in caffetteria. Ad accogliermi trovo sempre Elena o Renato, i primi volti che si incontrano varcando la soglia. Poi passo a dare il buongiorno ai colleghi e alle volontarie, firmo il mio registro e mi metto al lavoro.

Lavorare con Francesca ai progetti di Fondazione Pime significa sentirsi direttamente parte del contributo che i missionari realizzano in tutti i Paesi del mondo in cui sono presenti. Dall’ufficio posso venire a conoscenza dell’instabilità politica del Myanmar e della carente situazione nutrizionale di mamme e bambini in Ciad, immergermi nei progetti di riabilitazione a sostegno delle persone con disabilità in Tailandia, e poi saltare nelle Filippine, in Papua Nuova Guinea e poi ancora in India e fino al Brasile. Insomma: non c’è una giornata in cui non respiri l’aria della missione, direttamente da Milano. Essere un’insider mi permette anche di conoscere di persona chi abita la missione: i padri del Pime che pensano e realizzano i progetti, che contattiamo per perfezionarne insieme la stesura, e i volontari dell’Associazione Laici Pime, che dedicano la loro professionalità per alcuni anni al servizio delle missioni.

Ogni giorno al Pime è un viaggio, fatto di volti e di sforzi concreti per la promozione umana. Ed è un’opportunità davvero affascinante poterne fare parte!

 

In foto: Arianna e Anita durante le attività del progetto Time Out dell’Ufficio Educazione Mondialità

La giornata di Anita nell'Ufficio Educazione Mondialità

Nonostante il mondo dell’educazione sia basato sull’incontro con bambini, ragazzi e persone con cui relazionarsi, ciò che ho riscoperto tramite il Servizio Civile qui al Pime è che lo scambio, per poter essere occasione di comunicare un messaggio e generare un vero impatto, deve essere accuratamente preparato e organizzato.

Per questo la mia giornata tipo ha due modelli: uno più statico di progettazione, l’altro più attivo di educazione diretta.

Una giornata di progettazione consiste nell’approfondimento e nello studio dei moduli educativi che l’Ufficio propone: ci sono dei percorsi generali che hanno bisogno di essere adattati alle età e alle esigenze dei gruppi da incontrare. Per questo anche se i temi principali sono simili in alcuni contesti, l’esperienza di educatrice permette di rinnovare sempre le modalità con cui proporli, e l’interazione con gli utenti rende ogni percorso unico. Nonostante la fatica iniziale, più passa il tempo più comprendo le fasi e gli obiettivi del lavoro educativo del Pime, e trovo stimolante vivere la progettazione per trovare modi sempre innovativi di raccontare la missione, in modo che ciò che sta a cuore al Pime venga diffuso e veicolato a tanti altri.

Dopo la progettazione si preparano le attività e i materiali, ed è il momento di incontrare. Le persone che hanno richiesto i progetti educativi dell’Ufficio Educazione Mondialità ci raggiungono al Centro Pime, oppure ci accolgono a casa loro: nelle scuole, nelle parrocchie, negli oratori e nei loro spazi. È bello fare da padroni di casa, ma personalmente preferisco andare verso gli altri e raggiungere i ragazzi nella loro quotidianità, portando il nostro contributo nel loro mondo. Ciò mi dà anche la possibilità di scoprire il mio territorio e le persone che lo abitano, per guardarli con gli occhi della missione.

Nonostante le nostre giornate nel concreto siano molto diverse, il Servizio Civile che entrambe svolgiamo ci sta dando la possibilità di capire l’importanza della relazione: di mutuo supporto, condivisione e amicizia tra i civilisti, di collaborazione e ispirazione con i colleghi, di dono e arricchimento nei confronti degli utenti. Che strano poi sperimentare la fedeltà ad un luogo e a un messaggio in un modo così quotidiano eppure coinvolgente! Insomma, il Servizio Civile al Pime è la possibilità di abitare un microcosmo che ti apre al mondo, e ti chiede: in che direzione vuoi andare?

Speriamo che per i futuri civilisti sia, come lo è per noi, un’ispirazione grande per orientarsi verso il futuro, lavorativo e di vita.

 

Di Arianna Varraso e Anita Russo
Volontarie del Servizio Civile al Pime

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