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10/01/2023
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Ragazzi, non marmotte | Lettere dalla storia
Un episodio che ci insegna quale sia il vero compito dell'educazione: non imporre regole generiche e vuote, ma additare ideali nobili. La lettera del Beato Clemente Vismara
Missione di Mongping, Birmania (oggi Myanmar), 1970.
Questo stupendo brano ben esemplifica il metodo educativo di padre Clemente Vismara. Davanti a una fuga dei suoi ragazzi verso la città vicina non reagisce con l’ira, ma innanzitutto coglie il positivo, ossia l’intraprendenza e il coraggio del gruppetto: «Non vi sembrano ragazzi di valore? Certo non lodo la disobbedienza, ma dovete convenire con me che non sono marmotte».
E aggiunge: «Loro ideale era raggiungere Kengtung. Se ci fosse stato un ideale più nobile, più alto, lo avrebbero compiuto? Io dico di sì. Tutto il difficile sta nel far entrare nella loro testa questo nobile ideale e poi lasciarli liberi». Ecco, dunque, il compito più affascinante e difficile di ogni educatore: non imporre generiche regole etiche o precetti vuoti, ma additare “ideali nobili” che sappiano toccare il cuore e interpellare la libertà dei giovani.
Gli ultimi dieci giorni di Quaresima buddhista sono giorni di osservanza e con grande consolazione di tutti i ragazzi birmani le scuole rimangono chiuse.
Nel mio orfanotrofio ho una dozzina di ragazzi di Kengtung, tutti studenti. Kengtung da Mongping dista 104 km e 585 metri. Questi birboni fecero complotto e stabilirono di andare a passar le vacanze al loro paese presso parenti e conoscenti.
Soldi neppure un baiocco, timore di sbagliar strada, niente: è la sola strada un po’ da cristiani che esiste in tutto lo Stato. Se si potesse usufruire delle auto dei mercanti si dovrebbe pagare da lire 1.300 a 2.600 a seconda del buon cuore dell’autista. Fino a pochi anni fa v’erano parecchi villaggi lungo la strada, dove con qualche soldo si poteva trovare ospitalità; ma ora, causa disturbi politici, succedono frequenti assalti e ruberie. Ma chi volete che desse disturbo a dei ragazzetti spiantati? Attualmente vi sono solo quattro villaggi ove potersi fermare. Tutti i viaggiatori usano portare con sé il necessario di riso, se vogliono aver da mangiare e le coperte per dormire. «Andiamo a piedi – dissero – per strada troveremo bene qualche autista che avrà compassione di noi e ci prenderà su».
Il mio orfanotrofio non ha chiave, vi sono due porte, ma rimangono spalancate anche di notte. I miei ragazzi sanno per esperienza che se una cosa è appena ragionevole do subito il permesso; sanno anche che se un orfanello non vuole assolutamente rimanere con me, faccio del mio meglio per persuaderlo, ma se soffre malinconia con me, lo lascio partire anche con la coperta e il vestito in regalo. […]
❮❮ Tutto il difficile sta nel far entrare nella loro testa questo nobile ideale e poi lasciarli liberi. ❯❯
Venuto a conoscenza del complotto, stetti all’erta, nascosi le loro coperte per dormire e li avvisai che avrei regalato quattro scappellotti cadauno. Totale 48 scappellotti.
Devo confessare che la disciplina a casa mia non fila dritto per più ragioni:
- Io stesso sono indisciplinato, guai a chiudermi in gabbia.
- Non ho chi mi aiuti a mantenerla. Ho un giovanotto incaricato dei ragazzi, ma lo fa per mestiere e di mala voglia; mentre coi ragazzi ci vuole un cuore.
- Non pretenderete che un uomo ultrasettantenne si metta a correre per fermare i monelli? E altri motivi che lascio indovinare al lettore.
Mentre ero in chiesa per la celebrazione della S. Messa, i birbanti se la squagliarono cheti cheti.
Benché io sia un uomo serio, pure simpatizzo coi monelli. Alla larga dalle marmotte! Che ne dite? Dei ragazzi di 12-13 anni e anche meno, che hanno il fegato di mettersi per strada, a piedi scalzi, col solo vestito – calzoni e giubba – senza un soldo, senza coperta per dormire, senza provvista alcuna.
Un viaggio di 104 km! Dove dormire? Sotto le stelle. Dove e cosa mangiare per almeno quattro giorni di duro cammino? Forse che gli uccellini muoiono di fame?
Ritornati da me, dopo dieci giorni, domandai come riuscissero ad arrivare. Il più grande Allon (Giuseppe), aveva casualmente i fiammiferi. Risolta la questione… I fiammiferi sono il fuoco, che è la coperta per dormire. Il fuoco è la possibilità di raccogliere nel bosco erbe e cuocerle nel bambù e mangiarle. Il fuoco è la sicurezza notturna. È una massima del vecchio Socrate: accontentarsi del poco per averne a sufficienza.
Che ne dite? Non vi sembrano ragazzi di valore? Certo non lodo la disobbedienza, ma dovete convenire con me che non sono marmotte. Loro ideale era raggiungere la capitale Kengtung. Se ci fosse stato un ideale più nobile, più alto, lo avrebbero compiuto? Io, monello, dico di sì.
Tutto il difficile sta nel far entrare nella loro testa questo nobile ideale e poi lasciarli liberi.
Uno dei ragazzi si ammalò a Kengtung, il più piccolo fu dovuto portare in spalla per lunghi tratti. Ma tutti arrivarono e furono di ritorno in orario, il giorno 3 novembre, apertura della scuola. Naturalmente ricevettero 48 scappellotti, ma li diedi con… amore.
A cura di Isabella Mastroleo
Responsabile Biblioteca Pime
Nei suoi quasi 65 anni di missione, padre Clemente Vismara, oggi Beato, ha scritto tantissimi articoli e lettere, raccontando, spesso con gustosi aneddoti, la sua vita e quella dei suoi ragazzi.
Il brano sopra riportato è contenuto nel libro “Più in alto del sole” (a cura di G. Fazzini, ed. EMI, Bologna 2011). Molti altri scritti di Vismara sono stati raccolti e pubblicati in diversi libri, che potete trovare e richiedere alla Biblioteca del Pime, scrivendo a biblioteca@pimemilano.com
“Più in alto del sole” Vai alla scheda del libro
“Il santo dei bambini” Vai alla scheda del libro
“Il bosco delle perle” Vai alla scheda del libro