Nuovi habitat per le parrocchie

Il nuovo ciclo di incontri del Museo Popoli e Culture vuole aprire nuove strade per gli adulti che vivono la parrocchia, a tutti i livelli. Un percorso orientato sulle tre parole chiave di fede, missione e cultura

Ultimamente, quando rifletto sulle parrocchie, l’immagine che affiora più spesso è quella di una cellula, un organismo vivente, e le parole su cui la mia mente si sofferma sono: permeabilità, porosità, capillarità e pervasività.

Permeabilità perché da anni oramai sono convinta che la sopravvivenza delle parrocchie si giochi sulla loro capacità di generare soglie con il territorio: le porte delle parrocchie dovrebbero essere membrane semi-permeabili capaci di attivare scambi osmotici con le realtà circostanti. Quando la parrocchia esce, si fa intercettare e interpellare? Quando il mondo entra in parrocchia riceve una proposta?

❮❮ Se “parrocchia” significa etimologicamente “vicino alle case”, da quando “parrocchia” ha iniziato a identificarsi non più con un territorio, ma con una chiesa? ❯❯

Da qui anche la porosità, concetto che prendo da un articolo di Ugo Morelli uscito sul n° 354 di Animazione Sociale, che titolava “Elogio della porosità. Solo abbassando muri e difese ci rigeneriamo”. Mi sono subito chiesta quale fosse la differenza fra “permeabilità” e “porosità”. Per l’Enciclopedia Treccani, permeabilità è la capacità di certi corpi di lasciarsi attraversare o penetrare da liquidi o gas; mentre la porosità è la presenza di piccoli spazi vuoti nella massa di un corpo. Le nostre parrocchie si lasciano attraversare? Prevedono spazi vuoti per “fare posto”?

E veniamo alla capillarità: mi piacerebbe che, come i vasi sanguigni, le parrocchie arrivassero ovunque, anche al di fuori di se stesse, e sapessero trarre nutrimento dal terreno dove si trovano, sintetizzandolo. E infine pervasività: vorrei che le parrocchie potessero non solo diffondersi, ma acquistare o proporre valori e significati nuovi, che sapessero far sentire la loro presenza.

È in questo solco culturale che si inserisce Habitat, il nuovo ciclo d’incontri in partenza al Museo Popoli e Culture. Un viaggio di tre appuntamenti con una rotta orientata su tre poli: fede, missione e cultura, tre parole chiave proposte come stili da indossare, abiti, come luoghi di vita, nicchie ecologiche.

L’idea del Museo Popoli e Culture, che lancia questa sfida, non è quindi quella di chiedere al mondo di venire là dove si toccano con mano intercultura e missionarietà – idea che permea tutto il Centro Pime; quanto piuttosto quella che sia il museo ad andare verso il mondo ad aprire, come un pioniere, sentieri nuovi.

Il palinsesto di Habitat si articola in tre appuntamenti: si parte il 12 gennaio con la professoressa Fogliadini, docente di Teologia ortodossa e Arte e Teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, con un appuntamento in occasione della settimana per l’unità dei cristiani. Si prosegue il 29 marzo con don Paolo Alliata, rettore al collegio Montini e responsabile della sezione apostolato biblico del servizio per la catechesi, che ci proporrà una “passeggiata letteraria”; e concluderemo il nostro viaggio il 10 maggio, con un appuntamento rivolto a giovani e non solo sui temi di generatività, comunicazione e felicità, insieme a don Alberto Ravagnani, il “prete social”. Ogni incontro sarà preceduto da un breve percorso a tema al museo e, per chi vuole, si potrà concludere con un aperitivo.

Vi aspettiamo per salire a bordo della nostra carovana. Destinazione: nuovi habitat.

 

di Veronica D’Ortenzio

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