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14/11/2022
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Un Derecho de Nacimiento | Canzone del mese
In questa canzone Natalia Lafourcade unisce la protesta e la lotta per la giustizia alla vita, intrecciando dolcezza e poesia con la storia di violenza del Messico. E ci ricorda che vivere senza diritti è come morire
Natalia Lafourcade è una specie di “Laura Pausini del Messico”. Con 8 milioni di ascoltatori mensili su Spotify non è proprio l’ultima arrivata, ma è ancora abbastanza poco conosciuta da poterla chiamare un’artista di nicchia. Questa sua canzone, che nel primo giorno di pubblicazione è stata scaricata oltre 29 mila volte, è legata a una storia di giovani coraggiosi che comincia nel 2012, in un’università di Città del Messico.
Il candidato alla presidenza messicana Enrique Peña Nieto, già governatore dello Stato del Messico (uno di quelli che formano gli Stati Uniti Messicani, nome ufficiale del Messico), è all’Università Ibero-Americana di Città del Messico per incontrare gli studenti nell’ambito della campagna elettorale. Ma cori di scherno e proteste pacifiche (anche se molto chiassose) lo costringono a una fuga imbarazzante. Gli studenti lo accusano di essere un assassino, un codardo e un corrotto. E non hanno tutti i torti, come la Storia confermerà: Nieto è stato il presidente più impopolare del Messico, e durante il suo mandato ha dovuto fronteggiare diversi scandali per corruzione, favoritismi, violazione dei diritti umani e spionaggio. Inclusa la spesa di circa 2 miliardi di dollari per comprare i media in cambio di una copertura favorevole.
In foto: Enrique Peña Nieto
E infatti, molti dei canali d’informazione ufficiali, nei giorni seguenti alle proteste nell’università Iberico-Americana, avvalorano la tesi di Nieto secondo cui quella manifestazione non fosse autentica e spontanea, ma organizzata da fantomatici oppositori politici. In risposta, 131 studenti diffondono un video identificandosi come realmente facenti parte della protesta e smascherando la bugia del politico. Da questo gesto nasce un movimento che prende il nome di Yo soy 132 (sono il numero 132) e che si organizza per chiedere una maggiore libertà di espressione e di stampa.
In Italia pochi ne hanno mai sentito parlare ma, per darvi un’idea della sua importanza in Messico in quegli anni, alcuni paragonano Yo soy 132 alla Primavera Araba.
❮❮ è un diritto di nascita
guardare i frutti che lasciano i sogni
Con una sola voce e un solo sentire
Lascia che questo grido purifichi il nostro vento
è un diritto di nascita
è il motore del nostro movimento
Perché reclamo libertà di pensiero
Se non la cerco è perché sto morendo ❯❯
È in questo contesto che Natalia Lafourcade, ai tempi già artista di successo, scrive “Un derecho de nacimiento”, adottata da subito e spontaneamente come inno del movimento. In questo suo canto di libertà Lafourcade canta per “svegliare chi dorme tutta la vita senza voler guardare” e “perché il fiume non porti più sangue, ma porti fiori e guarisca il male”. Canta per esistere e per esigere di “non togliere ai poveri ciò che a loro è costato tanto costruire, in modo che l’oro rubato non schiacci il nostro futuro”. Ma canta soprattutto per dire che il diritto a un pensiero libero è legato alla sopravvivenza stessa della persona: si muore nel momento in cui si smette di rivendicarlo.
“Io non sono nata senza motivo, non sono nata senza fede. Il mio cuore batte forte per gridare a coloro che ci mentono”. Questa canzone intreccia politica e vita pulsante. O forse ci ricorda che le due cose non sono tanto separate come crediamo, che vivere senza diritti è come morire, perché viene a mancare una componente fondante dell’umanità. Il suo diritto di nascita.
di Gabriele Monaco